Versioni italiane
Cimitero Staglieno / Genova
traduzione:
Franziska Raimund
Uno di loro controlla ancora una volta il
suo scontrino del lotto.
I carri funebri fanno la coda
fino alla strada: per ognuno
qui suona la campana.
Il feretro e le corone ben visibili,
la
differenza è sotto gli occhi di tutti.
Gli autisti al loro posto si raccontano
questo e quest’altro, in abissi di
allegria.
Le mie mani appiccicano per la brioche più
dolce
di tutta la città.
Nel cimitero la ragazza annegata
si aggrappa al salvagente di pietra.
Il lutto è una gran bella dama,
le sue pieghe agitate
non si calmano mai.
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Nell’ armata delle piccole tombe
storie di vite con luoghi ultimi come:
El Alamein, Monte Cassino, Mauthausen.
Sul terreno terrazzato le lapidi degli
alleati,
tutte in fila, bianchissime.
Paracadutisti, lanciatisia venti, ventidue anni.
Lumi eterni anche nel buio ombroso
della zona protestante:
senza santini, secondo le targhe.
richiama all’ ordine,
neanche sulle piccole tombe dei bambini,
dove il vento ha giocato con gli angeli,
ha tolto la testa a una bambola,
dove i genitori sono fragili da molto tempo,
ma i bambini spalancano gli occhi
nel lampo sulfureo del fotografo.
Il cuore della morte è grande.
Cammino e vado in tondo,
qui il precipitarsi non è una via d’uscita.
al suo ritorno certo mi darà un passaggio, non si ricorda bene il suo orario,
ma verrà di sicuro, lui pensa,
oggi passerà senz’altro ancora una volta.
Genova Haiku
Il nord delle Alpi:
un rigagnolo, moccio fresco
alla roccia di tunnel.
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Il sud delle Alpi:
acqua cade, schizza nella luce,
scappa direzione mare.
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Il Rheinfall dal treno:
Il mio vicino, leggendo, si appoggia
dall’altra parte.
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Chiasso stazione di frontiera:
nel corridoio la mia valigia pesante
se la svigna.
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Un punto il pescatore
intorno al quale si alza
il gran silenzio.
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La petroliera rossa
molto fuori: immobile
è ancorato il gran mondo.
-
Nave da crociera di notte:
vetrine accecanti
nella buia strada del mare.
Veneto
traduzione: Stefania SbarraI campanili snelli e appuntiti:
Matite da disegno per una mano,
che da lontano viene, dal mare,
ha sorvolato le navi pesanti
e sanguinose battaglie,
i palazzi sospesi
e cattedrali salde
su legno umido,
la mano sa quanto poco decida
tra fertilità e ferinità,
conosce la piccola anomalia
rivelatrice del profilo
nell’occhio dell’aquila,
il numero minimo di tratti,
per un bagliore
nella ricchezza, leggera come piuma,
dello svanire.